San Pietro di Feletto
Collocato sui colli che si ergono a nord di Conegliano, un tempo ricoperti da boschi e felci (in latino “felix-icis), questo territorio vanta una antica vocazione vinicola, apprezzata anche ai tempi della Repubblica di Venezia.
LA PIEVE
La millenaria pieve di San Pietro di Feletto è uno dei gioielli storico artistici del territorio. Edificato su preesistenze longobarde, l’edificio attuale – nonostante le traversie passate nei secoli (non ultimo il disastroso terremoto del 1873) – conserva importati cicli di affreschi databili dal XIII al XV secolo, tra cui segnaliamo il Cristo Pantocratore nell’abside principale, la cappella battesimale affrescata con episodi della vita di San Sebastiano, il Credo nella navata principale, e il Cristo della Domenica in facciata che, ferito dalle attività proibite nei giorni festivi, rappresenta un vero e proprio spaccato di vita quotidiana medievale.
IL SENTIERO PAPA GIOVANNI XXIII
Si tratta di un sentiero che si sviluppa per quattro chilometri tra le colline di San Pietro di Feletto, dove Giuseppe Roncalli, quando tra il 1953 e il 1958 era ancora Patriarca di Venezia, amava trascorrere alcuni periodi di riposo e di riflessione, passeggiando tra le colline del Felettano e intrattenendosi amabilmente con la gente del luogo. L’itinerario ha inizio nei pressi della pieve dove sorge la Villa Patriarcale (originariamente proprietà della Contessa Maria Walter Bas), in cui il futuro Papa risiedeva nei periodi di soggiorno in paese, e si snoda in senso orario toccando i siti che lui amava di più.
EREMO CAMALDOLESE A RUA
Fu edificato sul Colle Capriolo dalla seconda metà del XVII secolo, quando Alvise Canal, patrizio veneto, donò un appezzamento di terreno e un palazzo nobiliare ai monaci eremiti di San Romualdo. Questi vi costruirono intorno le mura claustrali, la chiesa e quattordici cellette separate da muretti divisori, composte da una camera per il riposo e lo studio, una cappella con altare e una legnaia; all’esterno ognuna era fornita di giardino e di orto che serviva al monaco che la abitava a produrre il cibo necessario per la propria sopravvivenza.
Famoso per la ricca biblioteca, era meta di pellegrini e uomini dotti che ne apprezzavano anche l’amena posizione
Oggi sopravvivono quattro delle antiche cellette, sotto le quali si sono conservati anche dei vani adibiti dai monaci probabilmente a magazzini per il deposito dei raccolti, ad officine varie o a cantine. Nella chiesa parrocchiale si può ammirare l’Altar maggiore (1680) realizzato dalla nota bottega dei Guirlanduzzi di Ceneda.
Il palazzo attualmente è Sede Municipale.
Ph: Arcangelo Piai